LA PREPARAZIONE ALLA PENTECOSTE

I Vespri Maggiori di Pentecoste

1.  La preparazione alla Pentecoste si può dire raccomandata dal Signore stesso, che prima di ascendere al cielo, disse ai suoi Apostoli di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di rimanere in perseverante attesa dello Spirito Santo, che Egli avrebbe inviato dal Padre fra non molti giorni. Questi giorni che intercorrono tra l’Ascensione e la Pentecoste sono per la Chiesa, giorni di preghiera concorde e assidua, di ascolto della Parola di Dio e di gioiosa attesa dello Spirito Santo. Seguiamo l’esempio degli Apostoli e dei discepoli, uniti con Maria Ss. nel cenacolo. Lo Spirito Santo, che sempre il Padre manda su noi, rinnova nella celebrazione liturgica della Pentecoste l’effusione dei suoi doni.

2.  Tra le pratiche di pietà maggiormente diffuse il Direttorio sulla liturgia e pietà popolare colloca la novena di Pentecoste.

La Scrittura attesta che nei nove giorni intercorrenti tra l’Ascensione e la Pentecoste, gli Apostoli «erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui» (At 1, 14), in attesa di essere «rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24, 49). Dalla riflessione orante su questo evento salvifico è sorto il pio esercizio della novena di Pentecoste, molto diffuso nel popolo cristiano.

In realtà nel Messale e nella Liturgia delle Ore, soprattutto nei Vespri, tale «novena» è già presente: testi biblici ed eucologici richiamano, in vario modo, l’attesa del Paraclito. Pertanto, quando è possibile, la novena della Pentecoste sia fatta consistere nella celebrazione solennizzata dei Vespri (dal Direttorio su pietà popolare e liturgia, Congregazione per il Culto DivinoLibreria Editrice Vaticana, 2002, p. 130, n. 155).

3.  Il rito compone insieme elementi propri dei Vespri del giorno (inno, letture breve, Magnificat, intercessioni e orazioni) con elementi, tipici dei Vespri, che provengono dall’antica tradizione liturgica della Chiesa (rito della luce e dell’incenso). La celebrazione nel suo insieme è analoga ai vespri maggiori di Avvento che preparano il Natale. I riti dell’Invitatorio sono costituiti dal lucernale, le Profezie e il rito dell’incenso.

Nel rito della luce le luci della chiesa sono alquanto ridotte per evidenziare il lucernale nel quale devono risplendere solo il cero pasquale, simbolo del Risorto, ed il braciere col fuoco, immagine dello Spirito Santo. Il fuoco verrà acceso nel contesto del rito della luce, attingendo la fiamma dal cero pasquale.

Il canto delle “Profezie”, estratto di testi biblici, riassume con sette richiami il messaggio profetico dell’Antico Testamento, relativo al dono dello Spirito Santo, effuso con abbondanza nei tempi messianici.

Il collegamento tra i riti di Invitatorio e la salmodia è costituito dall’Inno “Veni creator”; è opportuno sia cantato con solennità, ricorrendo anche alla grande tradizione gregoriana e polifonica.

La salmodia è costituita da cantici del Nuovo Testamento, in quanto la profezia antico-testamentaria è già proposta nell’Invitatorio. In tal modo è messo in luce il carattere di novità della nuova ed eterna Alleanza, inaugurata col mistero della Pasqua – Pentecoste. Le antifone e le orazioni ai cantici sono tolte da collezioni liturgiche approvate (cfr. Messa vigiliare e 1° Vespri di Pentecoste).

Le letture brevi, tratte dai classici testi di s. Paolo relativi allo Spirito Santo, sono quelle della liturgia dei vespri del giorno.

Il responsorio, nel suo versetto variabile, descrive l’azione dello Spirito Santo così come è annunziata dal Signore stesso nel vangelo di Giovanni (14-16) e offre così una sintesi degli insegnamenti di Gesù sul dono dello Spirito da lui promesso e inviato.

Il Magnificat, vertice della celebrazione, è introdotto dall’annunzio di Pentecoste, cantato o proclamato dal diacono o dal cantore o dal lettore all’ambone. Le antifone, del genere delle antifone O, sono alquanto caratteristiche: composte sui sette doni (Is 11, 2) e sui nove frutti (Gal 5, 22) dello Spirito Santo, hanno la struttura letteraria, la modalità di esecuzione e il ruolo analoghi a quelle dei vespri maggiori di Avvento.

Intonata l’antifona dal sacerdote, suona la campana maggiore fino al termine del “Magnificat” per solennizzare il cuore della celebrazione e per richiamare a coloro che stanno in casa la grande invocazione dello Spirito Santo, che l’assemblea dei fedeli compie in chiesa. Al Magnificat si accendono pure tutte le altre  luci della chiesa. Inoltre si incensa l’altare, il cero pasquale e l’immagine della Vergine.

Le intercessioni sono quelle dei vespri dei giorni, che intercorrono tra l’Ascensione e la Pentecoste.

I riti di congedo, in analogia con i vespri maggiori di Avvento, sono caratterizzati dall’Invito a Gerusalemme, ossia alla Chiesa, affinché si disponga nel giubilo ad accogliere la grande effusione dello Spirito e la universale convocazione dei popoli, che ebbe il suo esordio nel giorno di Pentecoste. I testi, diversi ogni giorno, sono estratti da varie citazioni profetiche.

La formula del congedo, infine, richiama l’invito del Signore (Lc 24, 49) stesso a rimanere in città in attesa del dono dello Spirito Santo. È in obbedienza a tale comando che l’Assemblea cristiana in questi giorni si riunisce in preghiera e gioiosa attesa.

4.  La celebrazione ha carattere solenne. Conviene che tale solennità sia evidenziata dalla convocazione di tutta la comunità parrocchiale, dalla presenza del coro, dei ministranti e dal suono delle campane. L’Eucaristia quotidiana, in questa settimana, potrà esser celebrata al mattino.

Prima della celebrazione si accende il cero pasquale. Per il rito della luce e dell’incenso occorre predisporre in presbiterio un “braciere”, in cui far ardere il fuoco, e sulla mensa dell’altare un incensiere con i carboncini accesi.

Il sacerdote indossa la stola ed il piviale prezioso di colore rosso. Il diacono la stola e la dalmatica del medesimo colore.

È bene metter in evidenza l’immagine di Maria SS., presente con gli Apostoli nel Cenacolo, o ornando con ceri e fiori l’altare principale a lei dedicato, oppure esponendo in presbiterio una sua icona.

Libretto dei Vespri Maggiori di Pentecoste nella sezione “Arretrati”

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