IL SACRAMENTO DELL’ORDINE SACRO (prima parte)

DON ENRICO FINOTTI

PRIMA PARTE TRASMISSIONE RADIO A MARIA – 10 GIUGNO 2019

I        Il «mistero» dell’Ordine sacro

Il mistero, ossia l’evento soprannaturale di grazia che si nasconde sotto i segni visibili del sacramento dell’Ordine sacro, lo possiamo cogliere in tre eventi evangelici di somma importanza: la scelta dei Dodici (Mt 10, 1-4), l’istituzione dell’Eucaristia (Mt 26, 26-29), il mandato missionario (Mt 28, 19-20 ). Tali eventi contengono in nuce i contenuti essenziali del ministero sacerdotale, trasmesso nei secoli mediante la sacra Ordinazione.

 

  1. La scelta dei dodici Apostoli

Il Signore chiama intorno a sé molti discepoli i quali aderiscono a Lui mediante la fede nella Sua parola di salvezza e ricevono il battesimo, che fin dai primi giorni dell’attività pubblica del Signore viene amministrato per ordine del Signore stesso (Gv 3,22). La fede e il battesimo uniscono misticamente i discepoli col Maestro e i tralci alla Vite vera. I discepoli stessi poi vengono inviati in missione e collaborano col Signore nell’annunzio del Regno di Dio (cfr. Lc 10): é l’inizio della Chiesa, il corpo mistico di Cristo e il popolo di Dio, sale della terra e luce del mondo.

Ben presto il Signore, dopo una notte di orazione (cfr. Lc 6,12), tra i suoi discepoli ne scelse Dodici, il dodici Apostoli, «perché stessero con lui e per mandarli a predicare». Infatti nel santo Vangelo si dice:

Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni (Mc 3, 14-15).

 

In tal modo gli Apostoli sono costituiti: Maestri con l’autorità del Cristo, Sacerdoti nella persona di Cristo, Pastori in nome di Cristo.

Questo triplice ed inscindibile ministero viene pure comunicato a coloro che ricevono E’ importante cogliere l’importanza straordinaria di questa scelta da parte del Signore alla quale si prepara con un’intensa preghiera, quasi concordando col Padre il gesto ineffabile dell’elezione. Da questo momento la Chiesa riceve una sua connotazione essenziale e indefettibile, connessa con il suo stesso ‘essere’ e con il suo carattere apostolico e gerarchico. Infatti con l’elezione dei dodici Apostoli nasce la sacra gerarchia, quale strumento visibile della presenza e dell’azione invisibile del Signore come unico maestro, unico capo e unico sommo sacerdote del suo popolo. Per questo il Signore potrà affermare: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato» (Lc 10, 16). Ed é così che, dopo la chiamata, i Dodici diventano il normale tramite per aver accesso al Signore, sia durante la vita pubblica del Maestro, sia dopo la risurrezione e soprattutto dopo la Pentecoste, fino alla fine dei tempi. Non a caso nel Credo si professa la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

Nel racconto evangelico inoltre si rilevano pure i due fondamentali incarichi che il Signore conferisce ai dodici Apostoli: «perché stessero con lui e per mandarli a predicare» (Mc 3, 14-15).

L’intimità con Cristo é essenziale quanto il ministero apostolico. I due aspetti non si possono separare, anzi sono interdipendenti, come il fiume scaturisce dalla sorgente. Stando sempre col Signore gli Apostoli ricevono il suo pensiero divino e sono pervasi dal flusso della sua grazia che li forma all’imitazione della sua stessa vita. Gli Apostoli rimanendo sempre sotto lo sguardo del loro maestro divengono «alter Christus» per cui saranno il riferimento autorevole per la comunità cristiana, soprattutto dopo l’Ascensione di Gesù.

Inoltre, ad un titolo superiore ai discepoli, gli Apostoli sono mandati a predicare e scacciare i demoni. In questa breve indicazione di incarico vi é raccolta la radice stessa del Magistero apostolico assolto con la stessa autorità di Cristo e dell’esercizio del ministero relativo ai Sacramenti che infonde la grazia nel cuore dei credenti e li libera dal potere del Maligno.

E’ importante osservare l’importanza del momento contemplativo dello «stare con Cristo» in quanto da un lato fonda la fruttuosità del ministero apostolico-sacerdotale, che senza la grazia del Signore diventa sterile, e dall’altro consente quella perfezione dello stato sacerdotale che non é legata alle concrete contingenze pastorali di esercizio pratico del ministero, ma resta intatta, anzi si accresce,  nella situazione estrema di un sacerdote ormai inabile al ministero, ma pur sempre scelto da Cristo per sempre e reso più prossimo al mistero della sua croce.

 

  1. «Fate questo in memoria di me»

Il momento supremo del mistero dell’Ordine sacro sta nel cenacolo, quando il Signore istituì il sacrificio incruento della croce, offendo al Padre il suo Corpo e il suo Sangue e donandosi in cibo e bevanda sotto il velo del Sacramento.

Il Concilio Tridentino afferma con chiarezza dogmatica e con rigore definitorio che con le parole «Fate questo in memoria di me», il Signore consacrò i suoi Apostoli sacerdoti della nuova ed eterna alleanza per l’offerta del Sacrificio sacramentale fino alla fine del mondo:

Se qualcuno dirà che con le parole: Fate questo in memoria di me, Cristo non ha costituito i suoi apostoli sacerdoti o non li ha ordinati perché essi e gli altri sacerdoti offrano il suo corpo e il suo sangue: a. s. (Decreto sul Sacrificio della Messa, Can. 2°).

L’offerta del Sacrificio eucaristico e l’amministrazione del santissimo Sacramento costituisce il vertice supremo del ministero apostolico. Mediante il sacramento dell’Ordine tale sublime potestà viene trasmessa agli uomini scelti e consacrati da Dio stesso mediante l’azione liturgica stabilita e celebrata dalla Chiesa.

Quella centralità che é propria del Sacrificio pasquale nella vita del Signore si riflette nella centralità della Messa nella vita di ogni sacerdote e di tutto il popolo di Dio. La sostanza e la finalità ultima del ministero apostolico, conferito dal Signore e trasmesso mediante il sacramento dell’Ordine, é in primo luogo l’abilitazione soprannaturale all’offerta dell’unico Sacrificio redentore, in ogni luogo e in ogni tempo, fino all’avvento del Signore nella gloria.

 

  1. Il triplice mandato apostolico

Per avere un quadro completo del ministero affidato agli Apostoli e trasmesso poi ai loro successori, é necessario considerare i contenuti del mandato missionario che il Signore diede poco prima della sua Ascensione:

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato (Mt 28, 19,20).

Come si può notare si tratta di un triplice ministero, che la Chiesa nei suoi documenti ha descritto con termini teologici specifici: munus docendi, munus santificandi e munus reggendi.

Infatti:

  • predicate il vangelo a tutte le nazioni… (ufficio magisteriale);
  • battezzandole nel nome del Padre… (ufficio sacramentale);
  • insegnando loro ad osservare… (ufficio pastorale).

l’ordinazione sacra, secondo i tre gradi propri dell’Ordine sacro.

I tre eventi evangelici esaminati ci offrono gli ingredienti essenziali del mistero del sacramento dell’Ordine: – l’istituzione della sacra gerarchia con l’elezione dei Dodici; – il duplice aspetto del ministero: contemplativo e attivo; – il cuore del ministero nella celebrazione eucaristica; – la triplice potestà: magisteriale, sacerdotale e pastorale.

Per una comprensione completa ed equilibrata del mistero proprio del sacramento dell’Ordine é dunque necessario tenere presenti e unite tutte queste componenti fondamentali chiaramente presenti nei Vangeli.

 

II       Il «sacramento» dell’Ordine sacro

 

  1. Il ministro, la materia e la forma

Il Concilio Tridentino dichiara:

Dalla testimonianza della Scrittura, dalla tradizione apostolica e dal consenso unanime dei padri appare chiaro che mediante la sacra ordinazione, che avviene con parole e segni esteriori, é conferita la grazia. Pertanto nessuno deve dubitare che l’ordine é realmente e propriamente uno dei sette sacramenti della santa Chiesa (cap. III)

Il ministro dell’Ordine sacro é soltanto il Vescovo, la materia é l’imposizione delle mani, la forma sono le parole essenziali stabilite dalla Chiesa e contenute nella più ampia prece sacramentale.

Pio XII, con la Costituzione apostolica Sacramentum Ordinis (1947), volle definire la materia del sacramento dell’Ordine nei suoi tre gradi (diaconato, presbiterato e presbiterato) e stabilire che l’antico gesto apostolico dell’imposizione delle mani fosse da ritenere come materia essenziale per la validità delle Ordinazioni sacre. Il fatto risolse definitivamente una controversia secolare che riteneva materia del sacramento la consegna dei rispettivi strumenti propria dei singoli Ordini

(cfr. Concilio di Firenze, Bolla di unione degli Armeni: «Materia del sacramento dell’Ordine é ciò la cui materia conferisce l’Ordine. Così il presbiterato é trasmesso con la consegna del calice col vino e della patena col pane; il diaconato con la consegna del libro degli Evangeli; il suddiaconato, con la consegna di un calice vuoto con sopra una patena vuota. E così per gli altri gradi del sacerdozio vale la consegna delle cose inerenti al ministero relativo»).

 

  1. Il carattere indelebile

Il Concilio Tridentino dichiara:

Se qualcuno dirà che con la sacra ordinazione non viene trasmesso lo Spirito santo, e di conseguenza invano i vescovi dicono: Ricevi lo Spirito Santo; o che non imprime il carattere; o che chi é stato una volta sacerdote, può ridiventare laico, a. s.

Coloro che ricevono il sacramento dell’Ordine sono consacrati da Cristo stesso nella potenza dello Spirito Santo e la loro anima riceve un carattere spirituale indelebile per il quale restano in eterno ministri di Cristo. Questa loro intima consacrazione realizza un rapporto del tutto personale col Signore ed implica una responsabilità diretta davanti a Lui nell’esercizio del ministero sacro. L’espressione in persona Christi che designa l’intima unione tra il ministro e il Signore in modo sommo nella celebrazione dei sacramenti e in gradi diversi in ogni altro atto autenticamente ministeriale afferma quanto sia profonda l’unione tra Cristo e il suo ministro. Tale simbiosi soprannaturale non ha riscontro in alcuna altra forma di nomina giuridica umana. Nessuna autorità umana potrà mai cancellare o ridurre quello che Dio ha impresso, mediante la sacra ordinazione.

L’autorità della Chiesa potrà determinarne l’esercizio per il bene della Chiesa stessa, oppure, in casi di grave abuso, ridurre o sospendere l’esercizio concreto del ministero (es. sospensione a divinis), ma mai potrà estinguerlo o cancellarlo sul piano ontologico.

 

  1. Il triplice grado dell’Ordine

Il Concilio Tridentino dichiara:

Se qualcuno dirà che nella Chiesa cattolica non vi é una gerarchia istituita per una divina disposizione, che si compone di vescovi, di presbiteri e di ministri, a. s.

Il Concilio Tridentino definisce, innanzitutto, l’esistenza della sacra Gerarchia nella Chiesa, stabilendo il suo carattere gerarchico, e inoltre determina dogmaticamente i tre gradi gerarchici sicuramente di istituzione divina, ossia i vescovi, i presbiteri e i ministri. Il Tridentino, però, lascia indefinito il termine ministris, non ritenendo ancora di doversi pronunziare sulla natura teologica degli Ordini precedenti al Diaconato, ossia il Suddiaconato e gli Ordini minori (ostiariato, esorcistato, lettorato, accolitato,) che costituivano una scala verso il sacerdozio ricevuto col Presbiterato, ricordando che lo stesso Episcopato non era ritenuto il sommo grado del sacramento dell’Ordine sacro, ma soltanto il massimo grado gerarchico.

Il Concilio Vaticano II, invece, compie alcuni passi notevoli e decisivi in ordine all’esplicitazione della dottrina sull’Ordine sacro, stabilendo:

  1. Il valore sacramentale dell’Episcopato, inteso come il sommo vertice del sacramento dell’Ordine e la pienezza del sacerdozio:

Insegna il sacro Concilio che con la consacrazione episcopale viene conferita la pienezza del sacramento dell’Ordine,  quella cioè che dalla consuetudine liturgica della Chiesa e dalla voce dei santi Padri viene chiamata sommo sacerdozio, somma del sacro ministero (LG 21).

  1. I tre gradi dell’Ordine sacro di istituzione divina: Episcopato, Presbiterato e Diaconato:

Il ministero ecclesiastico di istituzione divina viene esercitato in diversi ordini da quelli che già anticamente sono chiamati Vescovi, Presbiteri, Diaconi (LG 27).

Il Vaticano II specifica che i Vescovi, i Presbiteri e i Diaconi non sono semplicemente i tre gradi di istituzione divina della Gerarchia ecclesiastica, ma anche i tre gradi di istituzione divina del sacramento dell’Ordine.

Inoltre il Vaticano II riconosce definitivamente che il Suddiaconato e gli Ordini minori sono di istituzione ecclesiastica, come già il concilio Tridentino alludeva, quando affermava: «Il suddiaconato, infatti, é collocato tra gli ordini maggiori dai padri e dai sacri concili, nei quali spessissimo leggiamo anche quanto riguarda gli altri ordini minori» (Decreto sul sacramento dell’Ordine, cap. II).

Paolo VI, coerente col dettato conciliare, con la Lettera apostolica Ministaria quaedam (1073) abolirà il Suddiaconato e gli Ordini minori, istituendo i due ministeri del Lettorato ed Accolitato, intesi, però, come espressione della grazia fluente dal battesimo e non più come una graduale partecipazione alla grazia propria dell’Ordine sacro. In tal modo si entra nel Clero direttamente col Diaconato e non più, come in precedenza, con la Tonsura che introduceva all’ascesa graduale verso il sacerdozio.

  1. Il superamento del binomio: gerarchia di Ordine e gerarchia di Giurisdizione: la prima realizzata dal sacramento dell’Ordine, la seconda realizzata dal conferimento della Giurisdizione da parte del Sommo pontefice:

La consacrazione episcopale conferisce pure, coll’ufficio di santificare, gli uffici di insegnare e governare, i quali però, per loro natura, non possono essere esercitati se non nella comunione gerarchica col Capo e colle membra del Collegio (LG 21).

Quindi é Cristo stesso che consacra i suoi ministri nel loro triplice grado, mediante il sacramento dell’Ordine sacro, che tuttavia, per essere adeguatamente ed efficacemente esercitato, deve ricevere la determinazione giuridica dell’ambito del proprio esercizio attraverso il Sommo Pontefice. In tal modo il sacramento dell’Ordine e il decreto che conferisce la Giurisdizione sono intrinsecamente connessi e interdipendenti, anche se distinti.

Si distingue perciò tra il munus sacro (dono interiore di grazia che abilità al ministero), ricevuto mediante la consacrazione sacramentale, dalla potestas sacra (esercizio in concreto del ministero), conferita dal Sommo Pontefice. Munus e potestas sono ambedue necessari per l’esercizio valido e legittimo del ministero sacro nei suoi tre gradi (cfr. Nota explicativa praevia).

 

  1. La «communio jerarchica»

Il Pastore della Chiesa, Cristo Signore, é unico, unico il suo pensiero, unica la sua parola, unico il suo Sacrificio, unica la sua azione santificatrice, unico il suo governo. Ma i suoi ministri sono molteplici e devono tutti all’unisono annunziare l’unico Vangelo, celebrare i medesimi sacramenti e governare i modo unanime il popolo di Dio. Per questo il grande numero dei sacerdoti deve agire in perfetta comunione per essere il riflesso vivo ed operante dell’unico Pastore invisibile della Chiesa. La recezione del sacramento dell’Ordine quindi implica l’entrata in un corpo organico, l’ordo sacerdotalis nel quale operare la communio jerarchica, la quale garantisce che la molteplicità dei ministri serva all’unità del popolo di Dio e la loro subordinazione gerarchica garantisca la necessaria sottomissione al Pastore supremo, il Signore risorto e ai suoi Vicari in terra.

Questo é il senso profondo dell’abbraccio di pace con cui si conclude il rito di ordinazione, nel quale il vescovo neo consacrato é accolto nell’Ordo episcoporum, i presbiteri nell’ordo presbiterorum e i diaconi dai loro fratelli nel ministero.

Soprattutto nell’ordinazione episcopale, compiuta, secondo la Tradizione, da almeno tre vescovi in rappresentanza dell’intero Ordo episcoporum, attesta il senso dell’appartenenza ad un Collegio di vescovi, che necessita al suo interno l’esercizio reciproco della comunione gerarchica col Capo e con i membri del Collegio stesso:

Uno é costituito membro del Corpo episcopale in virtù della consacrazione sacramentale e mediante la comunione gerarchica ((LG22).

Ecco, infine, il significato del termine stesso: sacramento dell’Ordine, ossia sacramento che immette in una categoria specifica di persone sacre per un’azione comune ben ordinata al fine dell’edificazione della Chiesa e la salvezza delle anime.

E’ evidente che termine e criterio di comunione é la perenne Tradizione dottrinale, liturgica e disciplinare della Chiesa, non l’ideologia dominante o la voce del più forte.

 

  1. Il triplice munus: docendi, santificandi e regendi

Anche se il vertice sublime della grazia propria dell’Ordine é la potestà di offrire il Sacrificio divino in modo incruento, tuttavia i sacri ministri, in gradi diversi, ricevono dalla stessa autorità del Signore l’ufficio di insegnare e quello di reggere il popolo di Dio. E’ il triplex munus che configura in grado diverso coloro che sono ordinati, in modo che in essi opera non solo il Sacerdozio di Cristo, mediante il Sacrificio, i sacramenti e la preghiera, ma anche il suo Magistero dottrinale e il suo Governo pastorale.

Se soprattutto «i Vescovi, in modo eminente e visibile, sostengono le parti dello stesso Cristo Maestro, Pastore e Pontefice, e agiscono in persona di Lui» (LG21), tuttavia, in grado minore e alle debite proporzioni, anche nei Presbiteri e negli stessi Diaconi opera quella grazia che fluisce dall’Ordine e che nei Vescovi ha la sua pienezza.

Questa visione più accurata, ampia ed estesa, della natura e della grazia propria del sacramento dell’Ordine, elaborata negli insegnamenti del Vaticano II, potenzia notevolmente la teologia, la spiritualità e la dignità, non solo del Vescovo, ma anche quella del Presbitero e del Diacono.

 

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