L’ALTARE E IL NATALE

Quando in principio Dio creò il cielo e la terra (Gen 1, 1), nel sesto giorno, costruì l’altare, consacrò il sacerdote e fu glorificato da quell’oblazione pura e santa, che da una creazione incontaminata, saliva al cospetto della Divina Maestà. Quell’altare, quel sacerdote e quel sacrificio immacolato era Adamo, l’immagine e somiglianza di Dio, risplendente della grazia soprannaturale, la compiacenza del Creatore, il cuore e il vertice dell’intera creazione, l’immagine di quel nuovo Adamo, che era ancor prima di Adamo e doveva venire nel mondo nella pienezza del tempo per ricapitolare in sé tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra (Ef 1, 10).

Dalla mensa candida della mente incorrotta di Adamo e dall’ara del suo cuore vergine e illibato, saliva a Dio l’obbedienza perfetta, che Dio stesso gli aveva richiesto, quando gli disse: Dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare (Gen 2, 17). Fedele a questo suo mirabile mandato liturgico Adamo esercitava, con sovrana signoria e indicibile gaudio, il suo sacerdozio regale, offrendo al Creatore la lode perenne di ogni creatura, che a guisa di un universale offertorio, doveva passare tra le sue mani sacerdotali per essere presentata all’Onnipotente, quale sacrificio splendido di soave profumo. Il grande tempio dell’universo, impronta della gloria di Dio, riceveva dalla grazia che fluiva da Adamo – altare, sacerdote e offerta – quella dedicazione a Dio per cui tutte le cose sono state fatte e l’universo intero risplendeva della gloria del suo Creatore. E così mediante Adamo, con lui e in lui, nell’atto supremo del suo sacerdozio, l’intera creazione trovava il suo senso, il suo fine e il suo compimento, nella glorificazione beatificante della SS. Trinità.

Ma quando l’uomo, con la disobbedienza originale, infranse il suo altissimo ministero, tutto si corruppe: l’altare fu profanato, il sacerdozio svilito, il sacrificio reso impotente. Distrutto l’altare tutto il tempio del creato fu esposto alla desolazione e il gemito delle creature si elevò drammatico sotto il giogo del peccato, che tutto travolse, avvolgendo ogni cosa nelle tenebre e nell’ombra di morte (Lc 1, 79) .

Il Signore tuttavia non abbandonò l’uomo alla sua prevaricazione, ma subito preannunziò la ricostruzione di quell’altare, la riconsacrazione di quel sacerdote e l’offerta di quel sacrificio santo e perfetto, che non avrebbe più avuto fine. Nelle misteriose parole del protoevangelo – Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno (Gen 3, 15) – si delinea la figura del secondo Adamo, del quale la lettera agli Ebrei afferma essere: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli (Eb 7, 26). I profeti lo annunziarono molte volte e in diversi modi (Eb 1, 1). Tra il vasto prisma delle profezie, poco prima del Suo avvento nel mondo, le Sacre Scritture lo annunziarono anche in un singolare evento storico, relativo alla profanazione del tempio e dell’altare ad opera di Antiocho Epifane e del conseguente riscatto da parte dei Maccabei. Cacciato l’usurpatore pagano, Giuda Maccabeo purificò il luogo sacro, dedicò l’altare e riprese il sacrificio. Tutto questo avvenne in una data singolare, il 25 del mese di Casleu e fu in seguito sempre celebrato con una della più singolari feste ebraiche, quella della Dedicazione, detta pure festa delle luci. Il Signore Gesù stesso la celebrò, come ricordano i Vangeli (Gv 10, 22 ), ma soprattutto Egli scelse di nascere proprio in quei giorni santi, il 25 dicembre, quando appunto il suo popolo celebrava la Dedicazione. E’ il Natale cristiano e la Chiesa, cantando il Martirologio nella santa notte, accenna alla nascita del Signore come ad un solenne atto di dedicazione: …volendo consacrare il mondo con la sua piissima venuta…(Martirologio del 25 dic.). Veramente l’uomo e il mondo profanati dal peccato, sono nuovamente e definitivamente dedicati a Dio, mediante la nascita nel tempo dell’ultimo Adamo, che pone in Betlemme se stesso come nuovo Altare, Sacerdote eccelso e Sacrificio di soave profumo: Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra, angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso (Pt 2, 6)..

 Il Padre dei cieli vede nell’unigenito suo Figlio la realizzazione piena di quell’altare, di quel sacerdote e di quell’oblazione, che nel primo Adamo crollò rovinosamente, portando il mondo alla rovina. Dal santo altare dell’ umanità del Verbo incarnato fluisce nel mondo intero la grazia della rigenerazione soprannaturale e l’intera creazione viene riconsacrata come un tempio e le creature tutte riconsegnate al loro Creatore.

Veramente allora la notte di Natale è quella notte di luce in cui è dedicato l’Altare, Cristo Signore. Egli, dopo aver esercitato il suo sacerdozio nei giorni della sua vita terrena (Eb 5, 7), salirà glorioso alla destra del Padre davanti al quale, sull’altare d’oro del cielo (Ap 8, 3), farà salire l’incenso perenne del suo sacrificio immortale: un sacerdozio eterno che non tramonta mai…(Eb 7, 24).

Per questo sarebbe liturgicamente interessante che in preparazione alla santa Messa nella notte di Natalel’altare, tenuto sobrio in Avvento, sia solennemente  illuminato e quasi inaugurato, mentre il diacono proclama la meravigliosa Kalenda che annunzia l’ingresso nel mondo del Sommo Sacerdote e l’inizio della grande celebrazione dedicatoria del tempio dell’universo che nel silenzio della notte santa ha il suo misterioso esordio.

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