L’ANNO LITURGICO – Caratteri generali dell’anno liturgico – prima parte

DON ENRICO FINOTTI

Trasmissione  Radio Maria – 11 novembre 2019 – prima parte

I Sacramenti, i Sacramentali e la Liturgia delle Ore, che scaturiscono dal Sacrificio sacramentale dell’altare e ad esso continuamente attingono, fanno fluire la grazia della Redenzione in ogni ambito della vita e nello scorrere del tempo. Ora questa vasta e capillare rete di energia soprannaturale si diffonde nel ciclo cosmico dell’anno solare e, nella successione dei tempi e delle stagioni, la sua azione salvifica viene coordinata e diversamente impiegata secondo la solennità delle feste e la natura dei giorni e dei tempi sacri. In tal modo l’anno cosmico diventa anno liturgico, ossia «anno di grazia e di misericordia» nel quale si celebra l’intero mistero della nostra Redenzione. In tale prospettiva l’Anno liturgico può essere inteso come un ‘grande sacramentale’, mediante il quale il popolo di Dio viene a contatto con i santi misteri e ne riceve luce e grazia.

 

  1. Breve storia dell’Anno liturgico

Anno liturgico ebraico. L’Anno liturgico ha le sue radici nell’Antica Alleanza per raggiungere la sua pienezza in Cristo, che disse: «Non sono venuto ad abolire la legge e i profeti, ma per dare compimento» ( ). Il sabato ebraico stabilito dalla legge divina sarà profezia della domenica, il giorno del Signore; la settimana ebraica riflesso dei sette giorni della creazione continuerà pure nel nuovo Testamento; le solennità annuali della Pasqua e della Pentecoste, comandate da Dio in ricordo di eventi salvifici di fondamentale importanza, quali la Pasqua ebraica e la teofania sul Sinai, raggiungeranno il loro compimento nella Pasqua di Cristo e nella Pentecoste cristiana; la festa della Dedicazione o festa delle luci (25 del mese di Casleu) allude in qualche modo per data e mistero alla festa cristiana del santo Natale; la settimana festiva che prolunga queste grandi feste sta all’origine dell’ottava che estende le medesime feste cristiane; anche il computo del tempo festivo dal tramonto del sabato o della vigilia é in continuità col costume cultuale ebraico; ecc.

Anno liturgico cristiano. In regime cristiano l’Anno liturgico ha uno sviluppo progressivo e una elaborazione graduale. La Domenica nasce col giorno stesso della Risurrezione, quando il Signore risuscitò da morte e ad Emmaus si rivelò nel segno ‘dello spezzare il pane’: l’apparizione del Risorto ‘otto giorni dopo’ inizia la serie ininterrotta delle domeniche cristiane. Già nell’epoca apostolica possiamo intravvedere la celebrazione annuale della Pasqua quale insigne solennità annuale della Chiesa. Sarà tuttavia con la libertà religiosa (313) che lo sviluppo delle feste porterà a superare la successione indifferenziata delle domeniche (per annum) e ad organizzare le varie parti dell’anno solare in relazione alle grandi feste cristiane, preparandole ed estendendole. In questo modo nascono i tempi sacri che precedono e seguono i giorni liturgici più solenni. L’eminenza della Pasqua e successivamente del Natale – le due massime solennità – porterà alla formazione dei due complessi o cicli – pasquale e natalizio – nei quali si distingue un tempo penitenziale che prepara la grande festa e un tempo festivo che la segue. Fin dalla più remota antichità la Chiesa celebra il dies natalis dei Martiri e in seguito dei Santi in genere formando il «proprio dei Santi», che si intreccia il ‘proprio del tempo’. Anche le grandi feste della Madonna coronano l’Anno liturgico in relazione con gli eventi evangelici (soprattutto col mistero dell’Incarnazione) e in seguito con lo sviluppo dei dogmi mariani. Nella Chiesa occidentale fu sempre mantenuta l’antica tradizione delle «Tempora» che celebravano con la preghiera e il digiuno l’inizio delle quattro stagioni, in modo da non perdere la prospettiva della creazione primo atto delle «meraviglie di Dio» e, dopo il peccato d’origine, scenario della Redenzione.

 

  1. L’Anno liturgico: l’itinerario catechistico del popolo di Dio

La Chiesa celebra tutto il mistero di Cristo durante il corso dell’anno dall’Incarnazione alla Pentecoste e all’attesa del ritorno del Signore [1].

Una catechesi ciclica. L’Anno liturgico é innanzitutto un itinerario catechistico per la formazione integrale alla fede, esteso a tutta la Chiesa. E’ il percorso catechistico di base per tutti i fedeli senza distinzione e con un ritmo ciclico e permanente. L’Anno liturgico offre un cammino ciclico-ascendente in modo che nel corso dell’anno solare si ripetono i grandi  eventi della nostra salvezza e nella successione degli anni si eleva sempre più il popolo cristiano ai misteri delle realtà eterne. Le ‘grandi ripetizioni’ celebrate nelle solennità e nelle feste, nel mentre consentono un approfondimento sempre più vasto del mistero mai sufficientemente compreso, elevano la vita del popolo di Dio a successive ascensioni verso la piena manifestazione del Regno di Dio. Ogni altro corso di formazione dentro la comunità cristiana rivolto a diverse categorie di fedeli, deve confrontarsi e riferirsi sempre al grande itinerario della Chiesa in modo da ricevere da esso i criteri di autenticità e completezza nei contenuti e camminare in piena comunione e all’unisono con il Corpo mistico di Cristo. Il catecumenato degli adulti e la disciplina penitenziale dei penitenti furono all’origine dello sviluppo dei tempi sacri che ruotano intorno alla Pasqua annuale e offrono il modello per comporre ancor oggi i diversi itinerari catechistici in sintonia con l’Anno liturgico che li presiede e completa.

Il modello di un metodo. L’Anno liturgico ci presenta pure il metodo assunto dalla Chiesa per annunziare il Vangelo e catechizzare il popolo cristiano. Tale metodo si coglie nell’impostazione della liturgia della Parola della Messa: il testo evangelico annunzia il Cristo e la sua parola ha il primato e la centralità nell’annunzio della salvezza; la lettura profetica illustra il mistero di Cristo con le figure dell’Antica Alleanza, in quanto «l’ignoranza delle Scritture é ignoranza di Cristo» (S. Gerolamo); le lettere degli Apostoli completano gli insegnamenti del Signore sotto la guida di coloro che ricevettero da Lui un carisma certo di verità; l’omelia del ministro ordinato integra l’insegnamento dottrinale con l’apporto del sacro Magistero nella continuità dell’interrotta Tradizione della Chiesa. In modo analogo le solennità e le feste dell’Anno liturgico celebrano uno o l’altro dei misteri di Cristo proclamando innanzitutto la pagina evangelica relativa, che costituisce il tema della festa. Intorno a questo ‘quadro’ si ascoltano le profezie che lo annunziano e i testi ispirati del Nuovo testamento che lo completano con la testimonianza degli Apostoli. Inoltre gli altri elementi della liturgia (orazioni, canti, riti, ecc.) convergono nel dare espressione adeguata al mistero celebrato, integrando i testi scritturistici con la voce della sacra Tradizione e la garanzia del Magistero. In tal modo risulta con chiarezza come l’annunzio di Cristo e di un suo specifico mistero sia il tema e il cuore delle varie feste, integrato e solennizzato dal genio liturgico secolare della Chiesa. Questa legge catechistica essenziale, incentrata sul mistero di Cristo, che possiamo esprimere con la regola: «profeta, apostolo, vangelo» e che si realizza in ogni celebrazione della Parola, viene ampiamente potenziata ed estesa  nel complesso generale delle feste e dei tempi sacri che formano l’Anno liturgico. In ogni domenica e festa dell’Anno liturgico si annunzia sempre il Cristo Signore pienezza della rivelazione e centro della storia della salvezza, contemplato nei suoi diversi misteri, che risplendono di luce singolare già nella profezia e si dipanano sempre più nel progresso dottrinale trasmesso indefettibilmente nella perenne Tradizione.

Le feste e i tempi sacri. Assicurata la centralità di Cristo e del suo mistero pasquale di morte e risurrezione – tema costante di ogni domenica – si può osservare come le successive parti dell’Anno liturgico declinano con ordine e nel dettaglio le fasi della vita del Signore nella pienezza della sua manifestazione ‘quando venne la pienezza del tempo’:

– con il tempo di Avvento si prospetta l’intero arco dei secoli che precedettero il Signore con gli oracoli profetici che ne annunziavano la venuta e la sua opera di redenzione;

– col tempo di Natale si meditano con stupore di fede i vangeli dell’infanzia, già segni profetici del mistero pasquale che sarà compiuto nella Pasqua;

– con la prima parte del tempo ordinario si odono le vicende della vita pubblica, quando il Signore compì i suoi miracoli, tenne i suoi discorsi di dottrina celeste e chiamò alla sua sequela gli Apostoli e i discepoli;

– con il tempo di Quaresima si segue il Signore sulla via della croce e ci si incammina con lui verso il compimento del suo Sacrificio redentore;

– nel triduo pasquale si raggiunge il vertice dei santi misteri che ci hanno redenti e la Chiesa proclama la morte e risurrezione del suo Signore;

– col tempo pasquale si leggono in successione le apparizioni del Risorto, lo si acclama nella sua Ascensione e, dopo l’attesa orante dello Spirito Santo, si celebra la sua potente effusione nella Pentecoste;

– con la seconda parte del tempo ordinario la Chiesa intraprende il suo cammino nel mondo per l’annunzio missionario, fa memoria dei Santi testimoni eroici della fede, celebra con solennità le grandi feste della Madre di Dio e attende infine nella fedeltà l’avvento del Signore nella gloria, mistero che concluderà l’anno liturgico con la solennità di Cristo re dell’universo.

Come si vede l’Anno liturgico rappresenta un insigne corso catechistico al quale attingono tutti i fedeli per tener desta la fede, alimentare la grazia ed essere nel mondo lievito e luce di vita eterna. Si comprende così anche il valore del precetto domenicale e festivo: senza di esso la pigrizia dei cristiani porterebbe a trascurare la santa assemblea e la mentalità pagana insidierebbe a poco a poco il pensiero dei credenti, erodendo a poco a poco la professione della fede e la testimonianza della vita.

 

  1. L’Anno liturgico: un ‘grande sacramentale’

I Sommi Pontefici, seguendo costantemente l’insegnamento dei Santi Padri e la dottrina della Chiesa cattolica, ritenevano giustamente che nello svolgimento dell’anno liturgico non vengono solamente ricordate le azioni con cui Gesù Cristo, morendo, ci ha portato la salvezza; e neppure si tratta di una semplice memoria del passato, dal cui ricordo tutti i fedeli ricevono istruzione e nutrimento. Essi insegnavano invece che la celebrazione dell’anno liturgico possiede una speciale forza ed efficacia sacramentale per nutrire la vita cristiana (Decreto della Sacra Congregazione dei Riti Maxima Redemptionis, 16 novembre 1955: AAS 47 (1955), p. 839). E ciò che anche Noi riteniamo e professiamo[2].

L’Anno liturgico, tuttavia, non si limita ad una regolare e completa istruzione del popolo cristiano rivolta all’intelligenza e alla conoscenza, almeno minima, dei contenuti dottrinali necessari alla professione di fede, ma, mediante la celebrazione del Sacrificio, dei Sacramenti, dei Sacramentali e della Liturgia delle ore, distribuiti con sapienza secolare nel tessuto delle feste e dei tempi sacri, mette i fedeli a contatto soprannaturale con la persona stessa del Salvatore, sotto la mozione efficace dello Spirito Santo, in modo da venire trasformati dalla grazia in creature nuove, crescendo nella santità richiesta allo stato di ciascuno in vista della vita eterna.

Questa opera interiore della grazia, per via sacramentale, fa’ sì che l’Anno liturgico, sia nel suo complesso sia nelle sue parti, possa essere detto ‘un grande Sacramentale’, ossia un segno visibile della grazia invisibile che comunica per l’istituzione e l’intercessione della Chiesa.

L’azione della grazia viene accompagnata dalla disciplina ascetico-penitenziale, che in analogia al catecumenato la Chiesa impone in relazione a determinati tempi e giorni liturgici. Ed é così che l’itinerario dell’Anno liturgico come itinerario catechistico non si limita all’aspetto intellettuale della trasmissione dei contenuti della fede, ma si completa con l’intervento dei Sacramenti e con l’ausilio costante della necessaria penitenza che si esercita nelle virtù cristiane, affinché il discepolo di Cristo sia ben preparato e formato in tutto.

Giustamente, perciò, quando celebriamo il Mistero della Nascita di Cristo (S. LEONE MAGNO, Sermo XXVII in Nativitate Domini, 7, 1: PL 54, 216) e la sua manifestazione nel mondo, gli chiediamo di essere rinnovati nello spirito per mezzo di lui che esteriormente riconosciamo simile a noi (Cf Messale Romano, Orazione dell’Epifania). E quando celebriamo la Pasqua di Cristo, noi domandiamo a Dio, per tutti coloro che sono rinati con Cristo, che mantengano nella loro vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede (Ibid., Orazione del martedì nell’ottava di Pasqua). Infatti secondo le parole stesse del Concilio Ecumenico Vaticano II – la Chiesa, ricordando in tal modo i misteri della redenzione, apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, in modo tale da renderli come presenti a tutti i tempi, perché i fedeli possano venirne a contatto ed essere ripieni della grazia della salvezza (Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, n. 102: AAS 56 (1964), p. 125). Perciò attraverso la revisione dell’anno liturgico e le norme che ne conseguono, i fedeli comunicano, nella fede, nella speranza e nella carità, con tutto il mistero di Cristo distribuito nel corso dell’anno (Cf ibid.)[3].

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[1] SACRA CONGREGAZIONE DEI RITI, Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario (21 marzo 1969), n. 17, in Enchiriduon Vaticanum, EDB, 1976 (10° edizione), vol. 3°, n. 907.

[2] PAOLO VI, Lettera Apostolica Mysterii paschalis, 14 febbraio 1969, in Enchiriduon Vaticanum, EDB, 1976 (10° edizione), vol. 3°, n. 798.

[3] Idem.

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