IL SACRAMENTO DELL’ORDINE (seconda parte)

III     Il «rito» dell’Ordine sacro

Il rito dell’Ordinazione si compie sempre all’interno della Messa, tra la liturgia della Parola e la liturgia eucaristica, preferibilmente di domenica.

1. La presentazione e l’elezione

La presentazione dei candidati attesta che essi sono stati adeguatamente preparati secondo le leggi canoniche e che il popolo di Dio approva il loro accesso al ministero.

L’elezione, pronunziata con autorità dal vescovo ordinante, pone il sigillo alla vocazione dei candidati e li ammette ai sacri Ordini. Senza questo atto formale la stessa vocazione personale del candidato resta priva della sua autenticazione, che solo la Chiesa può certificare ed approvare nel nome di Cristo. Si mette così in luce la dimensione essenzialmente ecclesiale del sacro ministero, che, se presenta una chiamata del tutto personale ed intima da parte di Dio, si configura nel tessuto ontologico della Chiesa stessa, entro il quale si esercita per l’edificazione del popolo santo.

La crescita nella santità, propria dei ministri sacri, si sviluppa in intima simbiosi con la natura teologia del ministero ricevuto e nella dedizione fedele ed eroica alle esigenze oggettive del ministero stesso.

2. Le interrogazioni e l’obbedienza

Ogni dono di grazia e soprattutto ogni sacramento é conferito nel rispetto della libera decisione di chi lo riceve. Dio offre, ma non impone mai le sue benedizioni e la stessa salvezza. Per questo é necessario che l’Ordine sacro sia conferito a candidati coscienti di ciò che ricevono e consapevoli degli impegni che responsabilmente si assumono. Le domande, diverse nei tre riti sacramentali espongono in sintesi i doveri degli Eletti e esigono che l’assemblea liturgica oda chiaramente la loro pubblica adesione.

In particolare l’atto di obbedienza, deposta nelle mani del vescovo consacrante, manifesta la volontà di quella comunione gerarchica che si richiede per l’esercizio del triplice ministero: obbedienza nell’insegnamento della dottrina della fede, obbedienza nell’osservanza delle leggi del culto liturgico, obbedienza nell’osservanza delle leggi canoniche che regolano la vita della Chiesa. Evidentemente si tratta quindi di un’obbedienza ministeriale e non relativa alla vita privata del consacrato, come invece è richiesto per coloro che emettono il voto di obbedienza in un istituto religioso.

3. La litania dei Santi e la prostrazione

La litania dei Santi é la forma più solenne e commovente della preghiera della Chiesa nei momenti più importanti della sua vita. Si tratta di un’esperienza viva della Comunione dei Santi, che con la loro intercessione sono convocati a sostenere gli Eletti nel passo solenne che stanno per compiere. Il carattere ripetitivo ed insistente della litania richiama quell’orantes della comunità primitiva, che preparava le grandi decisioni degli Apostoli e quell’imposizione delle mani con cui consacravano i loro collaboratori. Tutto questo oggi si ripete nelle sacre Ordinazioni.

La prostrazione degli Eletti e quella di tutto il popolo, che si inginocchia, conferisce una potenza simbolica insuperabile: Dio, infatti, fa grazia all’umile. E’ necessario ricordare che ogni dono dall’alto porta frutto in un cuore penitente e in uno spirito contrito e umiliato. Per secoli le Ordinazioni venivano fatte precedere da un rigoroso digiuno, sia da parte dei candidati, sia da parte dei ministri e di tutto il popolo (cfr. Tempora). Questo carattere penitenziale, purtroppo eccessivamente ridotto nella disciplina vigente, viene almeno conservato simbolicamente nella prostrazione durante il canto delle litanie.

4. L’imposizione delle mani in silenzio

E’ il gesto sacramentale essenziale, assunto dal Signore e praticato dagli Apostoli in diverse circostanze, sarà in seguito impiegato dalla Chiesa nelle Ordinazioni:

Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono (At 13, 2-3).

Si tratta di un adombramento dello Spirito Santo, che pone la sua protezione sull’Eletto e ne prende mistico possesso, e di una eloquente trasmissione di energia soprannaturale che, tramite l’imposizione delle mani del vescovo, comunica la grazia invisibile. Il silenzio, che accompagna il rito, é l’eco impercettibile dell’intensità della preghiera e del profondo rispetto che pervade il momento sublime dell’effusione della grazia divina.

Si deve ricordare che nell’ordinazione del vescovo l’imposizione delle mani é fatta dai tre vescovi consacranti ed eventualmente da tutti i vescovi presenti (concelebranti o assistenti); nell’ordinazione del presbitero l’imposizione delle mani é fatta in modo sacramentale dal solo vescovo e in modo cerimoniale da alcuni o da tutti i presbiteri concelebranti o assistenti; nell’ordinazione del diacono l’imposizione delle mani é fatta dal solo vescovo.

5. La prece sacramentale

La solenne prece sacramentale ha l’importanza del Canone nella Messa. In essa, infatti si pronunziano le parole essenziali col le quali si porta a compimento ciò che già é iniziato con l’imposizione delle mani. In queste brevi formule, diverse per i tre gradi dell’Ordine, la chiesa esprime con concisione e in modo preciso la natura della grazia sacramentale che invoca infallibilmente (ex opere operato) da Dio.

La grande prece consacratorio, pronunziata mente gli eletti stanno genuflessi, si sviluppa in tre parti: l’anamnesi biblica in ricordo degli eventi profetici che annunziarono il mistero dell’Ordine, l’epiclesi invocativa dello Spirito affinché il mistero si compia qui ed ora sugli eletti (forma), la parte morale in cui la Chiesa chiede a Dio i doni necessari per l’esercizio fruttuoso e santo del ministero.

6. I riti esplicativi

La consacrazione degli eletti si é già compiuta mediante l’imposizine delle mani e la preghiera, tuttavia la Chiesa vuole sostare in contemplazione del mistero invisibile e vuole descrivere con simboli visibili alcuni aspetti del sacro ministero già conferito. Sono i riti detti esplicativi in quanto descrittivi delle realtà soprannaturali celebrate. Tali riti sono molteplici e variano nei tre riti dell’Ordine raggiungendo il loro apogeo nella consacrazione episcopale, come si può osservare in questo schema:

– Diacono: vestizione della stola traversa e della dalmatica – consegna dell’Evangeliario;

– Presbitero: assunzione della stola al modo sacerdotale e della casula – unzione delle mani col crisma – consegna delle oblate (patena con le particole e calice col vino);

– Vescovo (già rivestito con dalmatica e casula) : unzione del capo col crisma – consegna dell’anello – consegna del pastorale – consegna della mitra – insediamento sulla cattedra.

Le formule che accompagnano queste consegne esprimono il loro significato mistico che può istruire i ministri stessi e tutti i fedeli in ordine ad una catechesi sui sacri ordini.

7. L’abbraccio di accoglienza nell’«Ordo» dei ministri sacri

E’ necessario ribadire che questo abbraccio di pace non ha il medesimo significato di quello che normalmente si fa nella Messa, ma esprime l’accoglienza nel rispettivo ordine: del Vescovo tra i suoi fratelli vescovi, del presbitero tra i presbiteri e del diacono tra i diacono. Il gesto celebra quindi il mistero della Communio ierarchica ed impegna ad una sempre più perfetta comunione nel ministero e nello zelo pastorale.

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