L’AMBIENTE LITURGICO NEL TEMPO DI QUARESIMA: L’EVANGELIARIO (II)

Evangeliario della Chiesa Tridentina

DON ENRICO FINOTTI

C.   L’Evangeliario e il suo trono

La Quaresima è tempo speciale per ascoltare Cristo Maestro, di cui il segno liturgico dell’Evangeliario è nobile richiamo. Infatti, soprattutto nelle celebrazioni stazionali della Quaresima, esso presiede l’assemblea aperto sul trono. L’Evangeliario della Chiesa Tridentina, promulgato in occasione del Grande Giubileo del 2000 è entrato nelle nostre assemblee liturgiche “ornato di un manto regale” (cf. Evangeliario della Chiesa Tridentina, Premesse, II parte, n.8) , “segno della riscoperta del valore della Parola di Dio, della necessità dell’annunzio del Vangelo per la nascita della fede, della reale presenza del Risorto quando viene proclamata la sua Parola (SC 7)”. 

Per approfondirne il senso e il significato riportiamo qui alcune parti desunte delle “Premesse” poste all’inizio dell’Evangeliario della Chiesa Tridentina. Esse, in una composizione organica e originale rivolta in particolare alla nostra diocesi, raccolgono anche le principali indicazioni liturgiche, relative all’Evangeliario, contenute nelle Premesse al Messale Romano e al Lezionario.

“Alla lettura del Vangelo si deve il massimo rispetto; lo insegna la liturgia stessa, perché la distingue dalle altre letture con particolari onori: sia da parte del ministro incaricato di proclamarla, che si prepara con la benedizione o con la preghiera; sia da parte dei fedeli, i quali con le acclamazioni riconoscono e professano che Cristo è presente e parla a loro, e ascoltano la lettura stando in piedi; sia per mezzo dei segni di venerazione che si rendono al libro dei Vangeli” (cf. Principi e norme per l’uso del Messale Romano, n.35). 

“Poiché l’annunzio del Vangelo costituisce sempre l’apice della Liturgia della Parola, la tradizione liturgica sia orientale che occidentale ha sempre fatto una certa distinzione fra i libri delle letture. Il libro dei Vangeli veniva infatti preparato e ornato con la massima cura, ed era oggetto di venerazione più di ogni altro libro destinato alle letture. E’ quindi molto opportuno che anche attualmente nelle cattedrali e almeno nelle parrocchie e chiese più grandi e più frequentate ci sia un Evangeliario splendidamente ornato, distinto dall’altro libro delle letture. Non senza ragione lo stesso Evangeliario vien consegnato al diacono nella sua ordinazione, e nell’ordinazione episcopale viene posto e tenuto aperto sul capo dell’eletto” (Cf. Premesse al lezionario, parte I, cap. II n.35).   

Fin dall’antichità i libri liturgici sono stati confezionati con arte, decorati con materiali preziosi e circondati di onori. Percorso analogo a quello verificatosi per i vasi sacri e la croce gloriosa. Infatti il messale e il rituale, eredi dell’antico Sacramentario, riportano le sante parole con le quali il sommo sacerdote Cristo Signore attualizza, mediante il ministero dei sacerdoti, l’Eucaristia e i sacramenti. I lezionari contengono la Parola di Dio. Gli antifonari raccolgono i salmi con i quali Cristo e la Chiesa elevano al Padre il perenne canto di lode e la supplica incessante. Tali contenuti domandano dignità e splendore anche nelle teche che li conservano per destare nei fedeli venerazione dei santi misteri. Ciò vale soprattutto per il libro dei Vangeli; questo è la parola del Signore, egli stesso parla qui. L’Evangeliario assurge, anche nella sua materialità, ad oggetto simbolico, significativo della invisibile presenza di Cristo Maestro. Come tale riceve atti di venerazione: è elevato in alto durante la processione, presentato allo sguardo devoto dei fedeli, circondato da ceri e dall’incenso. Esso esercita un ruolo rituale più esteso rispetto al servizio pur principale di offrire le pericopi per la proclamazione solenne del Vangelo. Per questo è oggetto di una straordinaria cura, soprattutto nella copertina, riccamente ornata con materiali e pietre preziose; su di essa si delinea tutto un contenuto teologico relativo alla Parola di Dio mediante la rappresentazione della morte e risurrezione di Cristo, e la raffigurazione dei quattro profeti maggiori e degli evangelisti, secondo una regola universale della tradizione sia orientale che occidentale (cf. Evangeliario della Chiesa Tridentina, Premesse, II parte, n.2) 

L’Evangeliario è il segno dell’onore dovuto alla Parola del Signore quando viene proclamata solennemente nell’assemblea, al vertice della Liturgia della Parola. Conviene che ogni parrocchia abbia l’Evangeliario, ne faccia un opportuno uso liturgico e lo conservi in luogo d’onore nella sagrestia. Così la celebrazione parrocchiale, almeno nelle solennità e nelle feste, può contare su un ulteriore segno liturgico che contribuisce a dare credito e importanza all’annuncio della Buona Novella, che permette più facilmente di comprendere la liturgia della Parola come vera e propria celebrazione dell’evento salvifico in grado di determinarsi ogni qual volta la Parola è proclamata e viene accolta dall’assemblea. La riforma liturgica del Concilio Vaticano II ha contribuito non poco a potenziare la sensibilità verso i valori che danno dignità e prestigio all’azione liturgica. In continuità con questo spirito è importante promuovere sempre più una cultura dell’estetica liturgica, per sensibilizzare la comunità cristiana e ricercare i modi e gli strumenti più adeguati a esprimere il divino ineffabile dei riti liturgici (cf. Evangeliario della Chiesa Tridentina, Premesse, II parte, n.6) 

I sacerdoti e i diaconi utilizzando l’Evangeliario nei sacri riti potranno educare i fedeli, mediante la catechesi liturgica e il modo stesso di celebrare la Parola, ad una profonda adorazione di Dio che parla al suo popolo, di Cristo risorto presente nell’assemblea convocata, dello Spirito Santo che apre i cuori alla comprensione delle Sacre Scritture.

Così, con la mediazione dei riti e dei simboli la Chiesa si pone in un più fecondo atteggiamento di ascolto e di venerazione per accogliere con maggior efficacia la Parola divina e tradurla nelle opere, divenendo così ‘luce del mondo e sale della terra’ (cf. Evangeliario della Chiesa Tridentina, Premesse, II parte, n.6). 

L’Evangeliario, secondo l’antica tradizione liturgica e figurativa, è spesso anche posto sul trono, a richiamare la presenza del “Kyrios”, nell’atto del suo divino magistero. Tale simbolo ha la sua origine nell’etimasìa (cf. R., DI MAIO, Il libro del Vangelo nei Concili Ecumenici, Biblioteca Apostolica Vaticana 1963, p.20),  il trono preparato per il ritorno glorioso del Signore e per il suo giudizio. Ben presto sul trono compare la croce gemmata o il prezioso codice dei Vangeli, oppure tutti e due insieme. L’intronizzazione dei Vangeli è testimoniata anche nella liturgia dei primi otto Concili ecumenici della Chiesa indivisa, secondo le parole dei Padri: “Noi costituimmo Cristo presidente” e “Il Santo Sinodo diede la presidenza a Cristo”. Nei Concili successivi questo ricco simbolismo liturgico viene abbandonato e il suo posto è preso dal trono papale nei concili occidentali e dal trono imperiale in quelli orientali (cf. R., DI MAIO, Il libro del Vangelo, p. 22).  Ad eccezione del Concilio di Ferrara (cf. R., DI MAIO, Il libro del Vangelo, p. 13), l’intronizzazione dei Vangeli viene ripresa nei due ultimi Concili, il Vaticano I e II (cf. R., DI MAIO, Il libro del Vangelo, p. 15-19). L’attuale Cerimoniale dei Vescovi prevede l’intronizzazione dei Vangeli nella celebrazione del Sinodo diocesano (cf. Caerimoniale Episcoporum, nn. 1172 e 1174). Data la riscoperta da parte del Concilio Vat. II della speciale presenza del Signore nella sua Parola (cf. SC n.7), e la valorizzazione di liturgie della Parola anche fuori della Messa, si ritiene conveniente l’uso del segno dell’Evangeliario esposto sul suo trono, soprattutto nelle più solenni celebrazioni della Parola, quali le “stazioni” di Avvento e Quaresima. Non solo quindi nelle grandi assisi della Chiesa universale, ma anche nelle più umili celebrazioni della parrocchia l’Evangeliario sul trono può esprimere la presenza del Cristo Maestro, che oggi continua a rivolgere alla sua Chiesa la Parola della salvezza.

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