Riflessione sulle solennità natalizie – ET VERBUM CARO FACTUM EST ET HABITABIT IN NOBIS (seconda parte)

don Enrico Finotti

Seconda parte della trasmissione a Radio Maria  del 12 gennaio 2020

III.    I tre riti singolari della liturgia natalizia

Dopo l’analisi della liturgia natalizia nel suo insieme, possiamo considerare alcuni riti singolari, che la caratterizzano, per scoprire come il mistero dell’Incarnazione, espresso nel versetto Et Verbum caro factum est et habitabit in nobis, che rappresenta il tema-guida della nostra riflessione, ne sia l’ispiratore e la segreta sorgente.

Ci riferiamo a tre riti in particolare: – il canto dell’inno angelico Gloria in excelsis Deo; – la prostrazione adorante al versetto del Credo Et incarnatus est de Spiritu Santo ex Maria Virgine et homo factus est; – la processione e la venerazione al presepio.

Riflessione sulle solennità natalizie – ET VERBUM CARO FACTUM EST ET HABITABIT IN NOBIS (prima parte)

Madonna col Bambino detta Madonna della loggia. Autore. Sandro Botticelli (Firenze 1445-1510). Data. 1466-1467 circa. Museo. Gli Uffizi. Collezione. Pittura.

don Enrico Finotti

Prima parte della trasmissione a Radio Maria  del 12 gennaio 2020

Premessa

Con la festa del Battesimo del Signore si conclude il tempo di Natale.

Le varie solennità natalizie sono appena passate con la ricchezza simbolica dei loro riti.

Conviene allora riflettere ancora sui misteri celebrati e riconsiderare con maggior attenzione ai contenuti sottesi alla ricchezza di questi venerandi e antichi riti.

I PII ESERCIZI – seconda parte

DON ENRICO FINOTTI

Trasmissione a Radio Maria – lunedì 9 dicembre 2019 –  seconda parte

  1.  La forma e il contenuto dei Pii esercizi

La differenza tra la Liturgia e i Pii esercizi si nota anche nella diversa forma dei riti e delle preci. Possiamo dire che la Liturgia obbedisce al criterio della nobile semplicità. Tale caratteristica é propria soprattutto della Liturgia Romana, che secondo il genio di Roma porta i tratti dell’essenzialità e brevità nei riti e di austera sobrietà, concisione e precisione nei termini e nello sviluppo delle preci. Se poi si considera il carattere lirico che assume la forma solenne della liturgia eseguita in canto si capisce ancor più quanto sia importante la nobiltà e il ritmo della forma letteraria e dell’andamento rituale. La Liturgia inoltre non può esporre in modo compiuto tutti gli aspetti del mistero celebrato, quasi fosse una lezione di catechesi o un esercizio di pastorale, ma deve limitarsi alle sue linee essenziali e comuni adatte all’assemblea planaria del popolo di Dio. Nella Liturgia i singoli fedeli entrano per unirsi al culto della Chiesa e quindi devono in qualche modo deporre l’assillo variegato delle proprie sensibilità individuali e l’urgenza dei tanti fatti di cronaca relativi alla vita di ognuno. La Liturgia, infatti, é oggettiva e non asseconda immediatamente e pienamente alla pietà individuale dei fedeli.

I PII ESERCIZI

DON ENRICO FINOTTI

Radio Maria – lunedì 9 dicembre 2019 – prima parte

Dopo aver descritto il complesso dei riti liturgici nei suoi fondamentali capitoli: il divin Sacrificio, i sette sacramenti, i Sacramentali, la Liturgia delle Ore e l’Anno liturgico, si richiede un discorso specifico su quelle numerose e varie forme del culto cristiano che sono i Pii esercizi del popolo cristiano. Essi non fanno parte della Liturgia, ma da essa in parte scaturiscono e ad essa devono portare la pietà dei fedeli, affinché il culto divino coinvolga le molteplici richieste e le diverse sensibilità spirituali dei singoli, dei gruppi e delle comunità cristiane raccogliendo ogni alito sincero e fecondo di anelito religioso, che non può trovare una completa e piena espressione nella sobrietà e nella nobiltà proprie del culto liturgico della Chiesa.

L’ALTARE E IL NATALE

Quando in principio Dio creò il cielo e la terra (Gen 1, 1), nel sesto giorno, costruì l’altare, consacrò il sacerdote e fu glorificato da quell’oblazione pura e santa, che da una creazione incontaminata, saliva al cospetto della Divina Maestà. Quell’altare, quel sacerdote e quel sacrificio immacolato era Adamo, l’immagine e somiglianza di Dio, risplendente della grazia soprannaturale, la compiacenza del Creatore, il cuore e il vertice dell’intera creazione, l’immagine di quel nuovo Adamo, che era ancor prima di Adamo e doveva venire nel mondo nella pienezza del tempo per ricapitolare in sé tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra (Ef 1, 10).

L’ALTARE NELLA STORIA

Altare papale – Basilica di San Giovanni in Laterano (Roma)

La storia dell’altare cristiano è molto varia e manifesta la ricchezza insondabile del mistero della nostra fede. Ogni epoca presenta caratteristiche proprie e si esprime con genialità, secondo le diverse sottolineature e sensibilità teologiche dell’identico dogma della fede. Possiamo catalogare quattro fasi nello sviluppo dell’altare: l’altare antico, medioevale, barocco e attuale.

L’ARREDO DELL’ALTARE

CHIESA DEI SS. APOSTOLI E SACELLO DELLE SS. TEUTERIA E TOSCA – VERONA

DON ENRICO FINOTTI

L’altare è ordinariamente corredato da tre principali segni in rapporto ai tre aspetti dogmatici dell’Eucaristia: – la croce, “sopra l’altare o accanto ad esso” (OGMR, 308), che ricorda il Sacrificio pasquale di Cristo che si celebra sull’altare in modo sacramentale; – la “tovaglia di colore bianco” (OGMR, 304), che richiama la santa Cena, forma rituale per la celebrazione dell’Eucaristia ;- “i candelabriin segno di venerazione e di celebrazione festiva” (OGMR,307),  ma anche richiamo alla Presenza reale del Signore risorto e dell’azione del suo Santo Spirito.

IL MISTERO DELLE TEMPORA – seconda parte

da “LITURGIA CULMEN ET FONS”  n. 2  – 2019

Come nelle feste dell’anno liturgico la Chiesa contempla le fasi della nostra redenzione e dà lode al Padre in Cristo nostro Redentore, così nei giorni delle Tempora la Chiesa contempla l’opera mirabile della creazione e dà lode a Dio, uno e trino, nostro Creatore.

Il mistero celebrato nelle Tempora, dunque, é il mistero di Dio «creatore del cielo e della terra», contemplato nello splendore del creato e nell’avvicendarsi dei tempi e delle stagioni.

Nei giorni delle Tempora l’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, é indotto dalla liturgia a contemplare la bellezza delle creature e in esse riconoscere con gratitudine l’esistenza, la grandezza e l’infinita sapienza del loro Creatore. Le Tempora offrono allo sguardo dei fedeli la via naturale ed ordinaria che innalza dalle cose visibili e contingenti a quelle invisibili ed eterne.

LE “QUATTRO TEMPORA”

DON ENRICO FINOTTI

Per Tempora si intendono i «quattro tempi» o le «quattro stagioni», corrispondenti alle quattro parti cosmiche che formano l’anno solare in rapporto ai due «solstizi» e ai due «equinozi».

Ed ecco che la Chiesa in prossimità con questi eventi cosmici celebra le Tempora di primavera (equinozio), Tempora d’estate (solstizio), Tempora di autunno (equinozio) e Tempora d’inverno (solstizio).

Le quattro Tempora hanno avuto un’incidenza considerevole nell’Anno liturgico romano e ne hanno sempre costituito una sua peculiarità a differenza della liturgia orientale che non le ha mai assunte. La loro celebrazione fu costante nei secoli, dalle origini fino alla recente riforma liturgica del Vaticano II, quando furono tolte dal Calendario liturgico universale e affidate alla discrezione delle varie Conferenze Episcopali.

L’ANNO LITURGICO E LE SUE PARTI – seconda parte

DON ENRICO FINOTTI

Trasmissione  Radio Maria – 11 novembre 2019 – seconda parte

La santa Chiesa celebra, con sacro ricordo, in giorni determinati, nel corso dell’anno, l’opera di salvezza di Cristo. Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di domenica, fa la memoria della risurrezione del Signore, che ogni anno, insieme alla sua beata passione, celebra a Pasqua, la più grande delle solennità. Nel corso dell’anno, poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo e commemora il giorno natalizio dei Santi.