UN MISTERO DA ADORARE

 

DON ENRICO FINOTTI

NESSUNO MANGI L’EUCARISTIA SENZA PRIMA ADORARLA

«…Ho accolto volentieri la proposta che la Plenaria si occupasse del tema dell’adorazione eucaristica, nella fiducia che una rinnovata riflessione potesse contribuire a mettere in chiaro i mezzi liturgici e pastorali con cui la Chiesa dei nostri tempi può promuovere la fede nella presenza reale del Signore nella Santa Eucaristia e assicurare alla celebrazione della Santa Messa tutta la dimensione dell’adorazione. Ho sottolineato questo aspetto nell’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis , in cui raccoglievo i frutti della XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, svoltasi nell’ottobre del 2005. In essa, evidenziando l’importanza della relazione intrinseca tra celebrazione dell’Eucaristia e adorazione (cfr n. 66), citavo l’insegnamento di sant’Agostino:

“Nessuno mangi quella Carne se prima non l’avrà adorata; pecchiamo infatti se non l’adoriamo”.

I Padri sinodali non avevano mancato di manifestare preoccupazione per una certa confusione ingeneratasi, dopo il Concilio Vaticano II, circa la relazione tra Messa e adorazione del Santissimo Sacramento (cfr Sacramentum caritatis, n. 66). In questo, trovava eco quanto il mio Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, aveva già espresso circa le devianze che hanno talvolta inquinato il rinnovamento liturgico post-conciliare, rivelando “una comprensione assai riduttiva del mistero eucaristico” (Ecclesia de Eucharistia, n. 10)».

 

EUCARISTIA , FONTE DI GRAZIA

«Il Concilio Vaticano Secondo ha messo in luce il ruolo singolare che il mistero eucaristico ha nella vita dei fedeli. Come Papa Paolo VI ha più volte ribadito: “l’Eucaristia è un altissimo mistero, anzi propriamente, come dice la Sacra Liturgia, il mistero di fede ” (Mysterium fidei,n. 15).

L’Eucaristia, infatti, è alle origini stesse della Chiesa ed è la sorgente della grazia, costituendo una incomparabile occasione sia per la santificazione dell’umanità in Cristo che per la glorificazione di Dio.

In questo senso, da una parte, tutte le attività della Chiesa sono ordinate al mistero dell’Eucaristia e, dall’altra, è in virtù dell’Eucaristia che “la Chiesa continuamente vive e cresce” (Lumen gentium, n.

26).

Nostro compito è percepire il preziosissimo tesoro di questo ineffabile mistero di fede “tanto nella stessa celebrazione della Messa quanto nel culto delle sacre specie, che sono conservate dopo la Messa per estendere la grazia del Sacrificio”» (Si veda in merito l’Istruz. Eucharisticum mysterium, n. 3, g.).

 

ALL’EUCARISTIA SI DEVE UN CULTO   “LATREUTICO” CIOÈ DI ADORAZIONE

«La dottrina della transustanziazione[1] del pane e del vino e della presenza reale sono verità di fede evidenti già nella Sacra Scrittura stessa e confermate poi dai Padri della Chiesa. Papa Paolo VI, al riguardo, ricordava che “la Chiesa Cattolica non solo ha sempre insegnato, ma anche vissuto la fede nella presenza del corpo e del sangue di Cristo nella Eucaristia, adorando sempre con culto latreutico , che compete solo a Dio, un così grande Sacramento” (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica , n. 1378). È opportuno ricordare, al riguardo, le diverse accezioni che il vocabolo adorazione* ha nella lingua greca e in quella latina. La parola greca proskýnesis indica il gesto di sottomissione , il riconoscimento di Dio come nostra vera misura, la cui norma accettiamo di seguire. La parola latina ad-oratio, invece, denota il contatto fisico, il bacio , l’abbraccio, che è implicito nell’idea di amore. L’aspetto della sottomissione prevede un rapporto d’unione, perché colui al quale ci sottomettiamo è Amore». Il termine “transustanziazione” indica la conversione di tutta la sostanza del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo al momento della consacrazione; le “specie” o apparenze del pane e del vino (peso, densità, colore, sapore…) rimangono invariate {n. d. r.  L’adorazione si deve solo a Dio (alla Trinità, al Verbo incarnato, all’Eucaristia) perché con quest’atto di culto si riconosce Dio come Creatore cui è dovuta la dipendenza totale di tutte le creature {n. d. r.}.

 

L’EUCARISTIA CI CONFIGURA A CRISTO

«Infatti, nell’Eucaristia l’adorazione deve diventare unione: unione col Signore vivente e poi col suo Corpo mistico. Come ho detto ai giovani sulla Spianata di Marienfeld, a Colonia, durante la Santa Messa in occasione della XX Giornata mondiale della Gioventù, il 21 agosto 2005:

“Dio non è più soltanto di fronte a noi, come il Totalmente Altro. È dentro di noi, e noi siamo in Lui. La sua dinamica ci penetra e da noi vuole propagarsi agli altri e estendersi a tutto il mondo, perché il suo amore diventi realmente la misura dominante del mondo”.

In questa prospettiva ricordavo ai giovani che nell’Eucaristia si vive la “fondamentale trasformazione della violenza in amore, della morte in vita; essa trascina poi con sé le altre trasformazioni. Pane e vino diventano il suo Corpo e Sangue. A questo punto però la trasformazione non deve fermarsi, anzi è qui che deve cominciare appieno. Il Corpo e il Sangue di Cristo sono dati a noi affinché veniamo trasformati a nostra volta”».

 

LA CONOSCENZA DEL MISTERO

(…) «Ciò è importante anche rispetto al tema dell’adorazione eucaristica. Tale approfondimento sarà possibile soltanto attraverso una maggiore conoscenza del mistero in piena fedeltà alla sacra Tradizione ed incrementando la vita liturgica all’interno delle nostre comunità (cfr Spiritus et Sponsa , nn. 6-7) (…).

Spiega, infatti, S. Tommaso:

“Che in questo sacramento sia presente il vero Corpo e il vero Sangue di Cristo non si può apprendere coi sensi, ma con la sola fede, la quale si appoggia all’autorità di Dio”» (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica , n. 1381).

[1]

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