LE TRE ‘SCHOLAE’: ACCOLITI, LETTORI, CANTORI

Tutti ministri di ogni ordine e grado hanno un intrinseco legame di comunione che li configura come dei corpi coesi per l’esercizio di un ministero liturgico pubblico e comunitario.

In tal senso si parla di “ordini”, cioè di un insieme ordinato di ministri che operano in sintonia, nell’azione rituale. Così si può parlare di: ordo Episcoporum, ordo Presbyterorum, ordo Diaconorum, ma anche di ordo lectorum, ordo accolitorum e ordo cantorum.

La liturgia solenne della Cattedrale si caratterizza appunto per lo splendore, la compattezza e la dignità di questo insieme di ordini relativi ai diversi ministeri: il Vescovo circondato dai Presbiteri, dai Diaconi, dagli accoliti, dai lettori e dalla schola cantorum.

È questa composizione ordinata e plurale della Chiesa che manifesta la communio ierarchica ricordata dal Concilio.

Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è ‘sacramento di unità’, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi. Perciò tutte le azioni liturgiche appartengono all’unico corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano; i singoli membri poi vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e dell’attuale partecipazione (SC 26).

La concelebrazione eucaristica e la centralità della liturgia della Cattedrale mettono in luce con un’efficacia del tutto speciale il senso corale della liturgia e l’atto pubblico e comune di tutto il popolo di Dio nell’accedere alla Divina Maestà.

 In particolare si deve ricordare il ruolo delle tre scholae – degli accoliti, dei lettori e dei cantori – nella celebrazione liturgica festiva e solenne. Senza il loro apporto i sacri ministri si trovano privi di quella ricchezza rituale e solennità che sono indispensabili nella celebrazione dei santi misteri.

 Anche i ministranti, i lettori  e tutti i membri del coro svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò esercitano il proprio ufficio con la sincera pietà e l’ordine che convengono ad un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi. Bisogna dunque che essi siano permeati con cura, ognuno secondo la propria condizione, di spirito liturgico, e siano formati a svolgere la propria parte secondo le norme stabilite e con ordine (SC 29).

Entrare in queste tre scholae implica delle condizioni importanti sia per coloro che esercitano il ministero, sia per la Chiesa che può contare su servizi liturgici veramente qualificati.

Il lettorato abilita il ministro con una adeguata formazione permanente liturgica e spirituale, conferisce una grazia specifica secondo il modo dei sacramentali e riveste il lettore con il suo abito proprio che conferisce alla sua funzione la necessaria dignità e sacralità di chi nell’assemblea della Chiesa proclama la Parola di Dio.

L’accolitato abilita il ministro con una formazione e una grazia specifica, ad accedere e stare all’altare nel modo conveniente, recando con nobile umiltà gli arredi sacri (croce, ceri, turibolo, ecc.), lo educa a portare con dignità le oblate (calice, patena, ecc.) e a preparare la mensa in aiuto al diacono, lo associa ai ministri ordinati (in caso di necessità) nell’atto sublime di distribuire la santa Comunione durante la celebrazione e portandola anche agli assenti. L’abito liturgico assume nell’accolito un valore del tutto speciale per la prossimità al santo altare e ai misteri che su di esso si celebrano. La sua tunica candida richiama a tutti i fedeli quell’abito battesimale che tutti hanno ricevuto e che devono rivestire sempre per partecipare degnamente alla sacra Mensa.

La schola cantorum educa i fedeli ad un vero ministero liturgico, l’esecuzione del canto sacro parte necessaria nella liturgia solenne. L’indispensabile formazione liturgico-musicale guida i cantores ad elevare il canto secondo i testi e le musiche stabilite dalla Chiesa conforme alle modalità esecutive della tradizione liturgica. I membri della schola, come tutti i ministri della liturgia, obbediscono con convinzione alle leggi proprie del canto sacro e si impegnano con umiltà e fervore a dar voce al gaudio della Chiesa a servizio del culto pubblico del popolo di Dio.

Da queste riflessioni si comprende bene perché la Chiesa abbia voluto istituire i vari Ministeri e non limitarsi a servizi liturgici improvvisati. Non raccogliere con serietà l’opportunità dei ministeri istituiti, rassegnandosi permanentemente a servizi liturgici di fatto, significa depotenziare la qualità della liturgia, la sua efficacia simbolica e la sua forza interiore di grazia.

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