I VESPRI DEI DEFUNTI – prima parte

 

DON ENRICO FINOTTI

Il Concilio Vaticano II ribadisce la dottrina perenne della Chiesa quando afferma:

Fino a che il Signore non verrà nella sua gloria e tutti gli Angeli con Lui (Mt 25,31) e, distrutta la morte, non Gli saranno sottomesse tutte le cose (1Cor 15,26-27), alcuni dei Suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri, passati da questa vita, stanno purificandosi, e altri godono della gloria contemplando “chiaramente Dio uno e trino qual è”; tutti però, sebbene in grado e modo diverso, comunichiamo nella stessa carità di Dio e del prossimo e cantiamo al nostro Dio lo stesso inno di gloria. Tutti infatti quelli che sono di Cristo, avendo lo Spirito Santo, formano una sola Chiesa e sono tra loro uniti in Lui (Ef 4,16). L’unione quindi di quelli che sono ancora in cammino coi fratelli morti nella pace di Cristo, non è minimamente interrotta, anzi, secondo la perenne fede della Chiesa, è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali (LG 49).

La Chiesa […] fin dai primi tempi della religione cristiana coltivò con grande pietà la memoria dei defunti e poiché “santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati (2Macc 12,46), ha offerto per loro anche i suffragi (LG 50).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica riprende il medesimo insegnamento (CCC nn. 954-959).

Al dogma della fede corrisponde la liturgia che, a più riprese e a diverse intensità, guida il popolo di Dio ad elevare il pio suffragio per le anime sante del purgatorio, affinché possano al più presto entrare nella pienezza della luce eterna che le attende in paradiso.

  1. Il suffragio quotidiano

Ogni giorno durante la prece eucaristica, in estrema prossimità con la Vittima immolata e gloriosa, quando nell’atto del Sacrificio incruento dell’altare si attualizza nel tempo la nostra Redenzione, la Chiesa apre alle fonti della Grazia l’accesso al Purgatorio per dare il sollievo spirituale a tutte le anime che lì si stanno purificando in attesa di raggiungere il locum refrigerii, lucis et pacis. L’embolismo del Canone romano è genialmente eloquente:

            Memento etiam, Domine, famulorum famularumque tuarum N. et N., qui nos praecesserunt cum signo fidei, et dormiunt in somno pacis. Ipsis, Domine, et omnibus in Christo quiescentibus, locum refrigerii, lucis et pacis, ut indulgeas, deprecamur.

 Mai come in questi istanti sublimi la comunione con le anime sante dei nostri cari defunti raggiunge la sua maggior pienezza qui sulla terra. Il popolo cristiano sa bene che l’offerta del Sacrificio eucaristico è il mezzo più efficace per suffragare le anime del purgatorio ed invocare da loro intercessione e protezione. Alla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia devono quindi accorrere con rinnovata fede e impegno tutti i cristiani per assicurare ai defunti quella carità del suffragio che a suo tempo sarà intensamente desiderata da tutti noi in quel passaggio di purificazione, che umilmente dobbiamo mettere in conto.

Al termine del giorno, all’ora del vespro, quando il tramonto e l’avanzata delle tenebre notturne ci richiamano alla transitorietà di tutte le cose, secondo la parola dell’Apostolo: <<perché passa la scena di questo mondo!» (1Cor 7,31), la Chiesa si ricorda ancora dei fratelli defunti e nell’ultima intercessione dei vespri li raccomanda alla misericordia di Dio. Così ogni giorno, mediante il Sacrificio e l’Ufficio divino, le anime di tutti i fedeli defunti vengono circondate dalla cura materna della Chiesa e in essa dell’affetto di ogni fedele, che eleva il pio suffragio per i propri cari. La pietà verso i defunti è così profonda che è un elemento spontaneo e universale della religiosità del popolo e degli individui, come ben si attesta nelle preghiere quotidiane del cristiano, che mai dimenticano il pensiero pio verso i propri morti. Il Requiem, infatti, fa parte di quelle preghiere elementari che il bambino impara in tenera età e che accompagnano il corso dell’intera vita di fede.

  1. Il suffragio annuale

Vi è tuttavia un momento annuale nel quale la Chiesa chiama i suoi figli ad un solenne suffragio per l’universalità di tutti i Fedeli defunti, noti o ignoti al mondo. Si tratta della Commemorazione di tutti i fedeli defunti celebrata il 2 novembre, la cui tematica  è ben espressa dal Martirologio del giorno:

Commemorazione di tutti i fedeli defunti, nella quale la santa Madre Chiesa, già sollecita nel celebrare con le dovute lodi tutti i suoi figli che si allietano in cielo, si dà cura di intercedere presso Dio per le anime di tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e si sono addormentati nella speranza della risurrezione e per tutti coloro di cui, dall’inizio del mondo, solo Dio ha conosciuto la fede, perché purificati da ogni macchia di peccato, entrati nella comunione della vita celeste, godano della visione della beatitudine eterna.

L’impegno veramente straordinario della Chiesa in questo giorno solenne è attestato dal fatto che ogni sacerdote ha la facoltà di celebrare per ben tre volte, in tempi distinti, il Sacrificio divino con formulari liturgici adatti ad esprimere con varietà di preci e di lezioni il mistero del giorno. La concessione, analoga a quella prevista per la solennità del santo Natale, ci richiama il carattere insistente della preghiera, secondo l’espressione del salmo: <<Di sera, al mattino, a mezzogiorno mi lamento e sospiro ed egli ascolta la mia voce» (Sal 55, 18) e la testimonianza dell’Apostolo: <<… per ben tre volte ho pregato il Signore…» (2Cor 12,8), oppure si pensi a quell’intensità orante di Gesù nell’orto degli ulivi, quando per tre volte entrò in profonda orazione prima di affrontare la terribile e dolorosa passione. Allo stesso modo la Chiesa dice ai suoi figli, che bisogna pregare con regolarità e intensa fiducia per ottenere dal Signore la liberazione delle sante Anime e affrettare così il loro ingresso nella gloria immortale. Certo, senza la fede non si può cogliere questo mistero invisibile, ma guidati dalla fede, professata nella perenne Tradizione della Chiesa, si comprende come le Anime del purgatorio richiedano da noi quel dono di carità spirituale almeno quanto noi la esercitiamo verso i nostri fratelli, che su questa terra ricevono il sostegno della carità corporale. Non possono uscire dall’orizzonte della nostra preghiera coloro che i nostri sensi non percepiscono, ma che sappiamo nella fede essere viventi e che, nella loro purificazione, attendono da noi la preghiera, soprattutto l’offerta per loro del Sacrificio incruento dell’altare. Assolviamo con generosità quaggiù il dovere del suffragio per non sospirare con ardore nel purgatorio ciò che abbiamo negato o trascurato nel pellegrinaggio terreno.

Questo solenne giorno di annuale suffragio ha assunto nei secoli caratteristiche singolari, che attestano quanto il culto dei defunti sia profondo ed esteso, sia nella tradizione della Chiesa, sia nella partecipazione popolare. Si tratta di alcune pertinenze liturgiche che lo precedono e che lo seguono e che ora vogliamo commentare e comprendere.

  1. La ‘celebrazione – ponte’

La Chiesa prevede che, già nel tardo pomeriggio di Tutti i Santi, si abbia una significativa celebrazione nel cimitero in suffragio dei fedeli defunti. Ciò si comprende per il fatto che molte persone non possono intervenire alla liturgia del 2 novembre, in quanto giorno lavorativo, e per questo il ricordo viene anticipato. Tuttavia questa tradizione esige un equilibrio non comune per i valori che sono in gioco. Si tratta, da un lato di celebrare con la dovuta solennità il mistero di Tutti i Santi, dall’altro di non far mancare un sobrio richiamo ai Defunti. La differenza dev’essere chiara: la situazione dei Beati, che già godono la visione di Dio in paradiso, è diversa da quella delle anime sante che stanno nel purgatorio. Ciò deve essere chiaramente espresso nella distinta liturgia dei due giorni. Un’incauta giustapposizione potrebbe portare facilmente alla confusione dottrinale quando anche alla stessa sovrapposizione della liturgia dei defunti, più immediata e popolare nella comune percezione, soprattutto nel clima secolarizzato oggi imperante.

La forma più equilibrata veniva realizzata nel passato con la celebrazione dei II vespri di Ognissanti seguita immediatamente dai vespri dei Defunti con processione al cimitero e rito di suffragio. In realtà questa celebrazione ‘ponte’ é in grado di collegare i due giorni liturgici così come sono collegati i due misteri. Infatti, le anime dei Beati e quelle purganti sono sante e destinate ad un’unica eredità, quella definitiva del paradiso. In tal modo la solennità di Ognissanti coinvolge pure le anime del purgatorio, anche se la celeste Gerusalemme resta per loro una meta certa, ma non ancora raggiunta. Ecco perché era opportuno il collegamento diretto, ma ben distinto, delle due festività già al tramonto del giorno di Ognissanti: con i II vespri dei Santi si completava la solennità e con quelli dei Morti già si entrava nella solennità successiva. L’inizio del solenne suffragio col suono delle campane a più riprese e protratto fino a tarda notte, secondo la tradizione di S. Odilone dell’abbazia di Cluny, era certamente edificante e costituiva una dei momenti più amati e attesi dell’anno liturgico. Rispetto a questa nobile tradizione, le soluzioni oggi adottate suscitano non poche perplessità. Infatti, la celebrazione eucaristica sul cimitero nella solennità dei Santi finisce per svuotare i contenuti, i simboli e il clima proprio del mistero di Tutti i Santi, in favore del ricordo dei Morti, che nell’ambiente cimiteriale è del tutto prevalente, pur celebrando rigorosamente la liturgia di Ognissanti. Ma anche un rito a se stante e diverso dalla Messa sul tema del suffragio e celebrato al cimitero, come oggi si consiglia, non mantiene più in realtà quel carattere di ‘ponte’, che era proprio dei duplici vespri consecutivi. Vi è così il pericolo che un grande numero di fedeli, svuotate le chiese, accorrano in questo giorno unicamente nei cimiteri, riducendo la celebrazione di Ognissanti semplicemente ad una commemorazione a carattere prevalentemente esequiale, che non lascia più il dovuto spazio all’annunzio luminoso del mistero della celeste Gerusalemme.

Come si sa il problema non è di facile soluzione e si devono allora valutare diverse modalità. Dove è possibile, la celebrazione in chiesa dei II vespri dei Santi con processione al cimitero per il  rito di suffragio resta la forma liturgicamente più qualificata e conforme alla tradizione. Dove ciò non fosse possibile si potrebbe far seguire alla stessa Messa solenne dei Santi, celebrata in chiesa, la processione di suffragio al cimitero. Se, a causa della distanza tra chiesa e cimitero (es. nelle città), la processione non fosse realizzabile, si potrà offrire in serata sul cimitero stesso una breve celebrazione di suffragio, diversa dalla Messa, che consenta il pio suffragio per i defunti già nel pomeriggio di Ognissanti. In questo ultimo caso, tuttavia, vien meno il carattere di ‘rito-ponte’ tra i due giorni liturgici, che potrà essere richiamato in una opportuna omelia. Comunque sembra di dover sconsigliare in ogni modo la celebrazione della Messa dei Santi nel cimitero per le ragioni qui addotte. La Messa dei defunti, invece, può essere opportunamente celebrata sul cimitero nel giorno suo proprio, nella Commemorazione di tutti i fedeli defunti del 2 novembre ed eventualmente anche nei giorni successivi.

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