IL “CREDO” NELLA STORIA

 

A CURA DELLA REDAZIONE

La Chiesa orientale e occidentale fin dalla più remota antichità esprime la professione della fede con delle formule brevi e concise. Tra le diverse formulazioni emergono assai presto due Simboli, rispettivamente a Gerusalemme per l’Oriente e a Roma per l’Occidente. Si tratta delle due professioni di fede più note ed universali: il Credo apostolico presso la Chiesa Romana e il più esteso e analitico Credo niceno-costantinopolitano nelle Chiese d’Oriente. Il loro uso è in origine ristretto all’ambito catecumenale e alla liturgia battesimale.

Il Credo niceno-costantinopolitano, dopo aver assunto la sua forma definitiva nei Concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381) entra anche nella Messa, prima in Oriente col patriarca di Costantinopoli Timoteo (515) che lo inserì dopo il bacio di pace e prima di cominciare l’anafora nella liturgia sacrificale[1], poi in Occidente nella liturgia palatina di Aquisgrana dove Carlo Magno dispose fosse cantato dopo il vangelo (810). Si comprende già fin d’ora come le due diverse posizioni del Credo nella Messa distinguano ancor oggi la liturgia orientale (e ambrosiana da cui dipende) da quella latina occidentale. Il successivo intervento dell’Imperatore Enrico II (1003-1024) convince il papa Benedetto VIII ad introdurre in modo definitivo il Credo anche nella liturgia ufficiale della Chiesa Romana, secondo l’uso latino, dopo il vangelo. E’ interessante il ruolo dei due grandi imperatori cristiani nella formulazione del Credo: Costantino con i Padri del concilio di Nicea ne determinò la struttura e la terminologia, Carlo Magno poi assunse in modo definitivo il Filioque, come espressione specifica e ormai diffusa nella liturgia occidentale. Il Credo cantato nella Messa è in tal modo un segno di comunione con l’Oriente essendo l’eredità dei grandi Concili dell’antichità che in Oriente furono celebrati. La lunga reticenza di Roma ad accogliere il Credo nella Messa si comprende alla luce della singolare risposta che il Papa diede al santo imperatore Enrico II, dicendo che la Chiesa Romana non aveva sentito il bisogno di ammetterlo, perché mai era stata contaminata dall’eresia[2].  In queste parole tuttavia la Chiesa Romana afferma la coscienza viva della sua indefettibilità nell’ortodossia della fede.

Il Simbolo romano, detto apostolico, mantenne, invece, sempre il suo ruolo antico nel contesto battesimale e catechistico. Fu, infatti, consegnato ai catecumeni e richiesto ai medesimi in forma di interrogazione prima del battesimo ed è ancor oggi contenuto nelle promesse battesimali. In seguito venne assunto nel catechismo tridentino come schema espositivo dei dodici articoli di fede. Recepito dal Breviario di S. Pio V ne fu estromesso totalmente nella riforma di Pio XII (1956). Col Concilio Vaticano II, tuttavia, anche il Simbolo apostolico può venir usato nella Messa in alternativa al Credo classico. In tal modo quel passaggio dai riti battesimali alla Messa che interessò fin dall’antichità il Credo niceno-costantinopolitano, nell’odierna riforma liturgica si attua anche per il Credo apostolico.

 

CREDO NICENO-COSTANTINOPOLITANO

Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto
Ponzio Pilato, morì e fu sepolto:
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture, è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti,

Credo la Chiesa,
una, santa, cattolica e apostolica.

Professo un solo Battesimo
per il perdono dei peccati
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen

 

IL SIMBOLO DEGLI APOSTOLI

Io credo in Dio, Padre onnipotente
creatore del cielo e della terra,
e in Gesù Cristo, suo unico figlio,
nostro Signore;
il quale fu concepito di Spirito santo,
nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso, morì e fu sepolto,
discese agli inferi,
il terzo giorno risuscitò da morte,
salì al cielo,
siede alla destra di Dio Padre onnipotente;
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna.

Amen

 

[1] RIGHETTI, Storia liturgica, ed Ancora, 1969, vol. III, p. 294

[2] RIGHETTI, vol. III, p. 297

 

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