ALLE RADICI DEL MISTERO EUCARISTICO

don Enrico Finotti

ALLE RADICI DEL MISTERO

La nostra è un’epoca di grande sconvolgimento ideologico e dottrinale. Urge perciò un coraggioso ritorno all’essenziale per individuare il nocciolo delle questioni e cogliere ciò che in esse è permanente, distinguendolo dal marginale e transeunte. Anche riguardo all’Eucaristia insorge legittima la domanda: Cosa avviene quando sull’altare si attua il Mistero eucaristico?

 Nel ventaglio vasto delle opinioni teologiche odierne, nel variegato incontro con le altre confessioni cristiane e nel delicato sforzo dell’inculturazione della fede tra i popoli si sente la necessità di individuare l’essenza del Mistero: ciò che il Signore ha consegnato e che non può essere perduto.

La ricerca – previa ai successivi sviluppi storici e teologici – si concentra opportunamente sulla fonte originaria e insuperabile dell’Eucaristia: le stesse parole del Signore con le quali ha creato e istituito questo grande Mistero. Eccole come sono riportate nell’ attuale Messale italiano:

Sul pane: «Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi».

Sul calice: «Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza versato per voi e per tutti in remissione dei peccati».

«Fate questo in memoria di me».

 L’analisi delle Parole del Signore – sia quelle sul pane, come quelle sul calice – rivela immediatamente e chiaramente la compresenza dei tre aspetti esclusivi, indissolubili e simultanei dell’Eucaristia.

L’unico Mistero eucaristico si esplica in tre dimensioni, che stanno all’origine dei tre capitoli fondamentali dello sviluppo teologico successivo, che li denominerà come: reale Presenza, Sacrificio e Convito. Una semplice sinossi lo dimostra:

«Prendete, e mangiatene tutti:        (Eucaristia come Cibo)

questo è il mio Corpo                           (Eucaristia come Presenza reale)

offerto in sacrificio per voi».              (Eucaristia come Sacrificio)

 

«Prendete, e bevetene tutti:              (Eucaristia come Cibo)

questo è il calice del mio sangue     (Eucaristia come Presenza reale)

per la nuova ed eterna alleanza  versato per voi e per tutti in remissione dei peccati»                                                                                         (Eucaristia come Sacrificio).

 

Queste tre dimensioni sono geneticamente impresse nell’evento eucaristico in quanto tale e perciò costituiscono parti essenziali e ineliminabili per l’integrità stessa dell’Eucaristia. Come tali si realizzano sempre in modo simultaneo ogni volta che viene celebrata validamente l’Eucaristia e la perdita di uno solo dei tre elementi rende inesistente l’evento misterico.

Il Signore nel medesimo istante che si rende presente, si offre in sacrificio ed è disponibile nella forma di cibo e bevanda. Risulta allora evidente che una comprensione corretta del mistero eucaristico e una catechesi completa su di esso implica l’approfondimento indissolubile ed equilibrato di questi tre elementi:

 – il senso della reale Presenza, che suscita lo stupore adorante;

– il senso dell’offerta sacrificale di Cristo, che raccoglie quella della Chiesa e dei fedeli;

– il senso del convito, che invita alla comunione sacramentale.

Presenza, Sacrificio e Comunione sono esperienze spirituali fondamentali e abilitazioni rituali necessarie per ogni cristiano che viene iniziato alla celebrazione eucaristica.

 

ALLE RADICI DEL RITO

Il tempo ecclesiale postconciliare è segnato dall’esperienza di una riforma plenaria della liturgia cattolica, che smuove forme consolidate da secoli e uniformi in tutta la Chiesa. Tale trasformazione ha provocato una profonda riflessione e un forte impegno nel realizzare le nuove espressioni rituali.

Insieme ad una recezione universale e grata della riforma liturgica non sono mancate le difficoltà sia come fenomeno di ritorno, sia come spinte abusive.

Assistiamo anche ad un vasto incontro e confronto con i vari riti che il movimento ecumenico accoglie e promuove e la trasmigrazione dei popoli offre nelle contrade delle nostre città.

Questa singolare situazione pone al cristiano attento una domanda mirata ad individuare – nelle molteplici mutazioni rituali prima e dopo il Concilio, nel processo di inculturazione in corso e nei diversi riti storici ammessi nella Chiesa – gli elementi fondamentali e le linee essenziali che mantengono il rito nella fedeltà all’istituzione del Signore senza mai perdere alcunché della propria integrità.

 La risposta la si trova risalendo all’origine del rito stesso: i tre gesti eucaristici del Signore.

Infatti, nell’ultima cena, Egli: – prese il pane – disse la benedizione – lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli. E dopo aver cenato: – prese il calice – disse la benedizione – lo diede ai suoi discepoli.

Come si vede l’istituzione dell’Eucaristia consta di tre gesti fondamentali.

Essi identificano i lineamenti essenziali ed insuperabili per l’integrità della celebrazione rituale dell’Eucaristia nella successione dei secoli e nella varietà dei popoli e delle famiglie liturgiche. In altri termini ogni eucaristia autentica, valida e legittima deve assicurare, pur in forme diversificate, la realizzazione dei tre gesti eucaristici del Signore. La secolare formazione storica dei riti – orientali e occidentali – determinerà, con caratteristiche simboliche e stilistiche variabili, il modo di celebrare questi tre gesti del Signore e la liturgia romana li individuerà con termini precisi e sintetici: offertorio – prece eucaristica (canone) – comunione.

Uno schema elementare evidenzia la relazione tra i gesti del Signore e i riti liturgici che li contengono e li sviluppano:

– prese il pane (riti di offertorio)

– disse la benedizione (la prece eucaristica)

– lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli (riti di comunione)

prese il calice (riti di offertorio)

– disse la benedizione (la prece eucaristica)

– lo diede ai suoi discepoli (riti di comunione).

Questa essenzialità ha il merito di indicare le parti inalienabili di quel rito col quale il Signore nella notte in cui fu tradito ci donò il grande Mistero della sua Pasqua. Ogni Chiesa nei secoli passati e in quelli futuri ha avuto ed avrà la libertà di espressioni rituali conformi al genio culturale, teologico e spirituale proprio, ma dovrà sempre vigilare affinché non venga mai soppresso uno solo di questi gesti, ai quali il Signore stesso ha legato la realizzazione sacramentale del Mistero della nostra redenzione.

Si comprende l’analogia con i tre aspetti del Mistero contenuto nelle parole del Signore: come il Mistero assume forma e completezza nelle tre dimensioni distinte e indissolubili della reale Presenza, del Sacrificio e del Convito, così tale Mistero si attualizza nei tre riti distinti e indissolubili dell’Offertorio, della Consacrazione e della Comunione.

 E come il Sacrificio attua nel medesimo istante la reale Presenza nella forma del Cibo, così la Consacrazione realizza sacramentalmente tutto l’evento eucaristico, preparato dall’offertorio e consumato nella comunione.

È allora evidente come alla base del dono divino dell’Eucaristia vi siano le parole del Signore, che ne fondano il Mistero e i suoi gesti, che ne stabiliscono il rito.

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